Bernardo Valli: sessant’anni di storia e cultura con gli occhi di un reporter

Nell’ultimo libro di Bernardo Valli si scopre il grande reporter in una veste che pochi conoscono. “Se guardo altrove”, edizioni Ventanas, è una raccolta di articoli, interviste e racconti culturali che compongono una vera e propria antologia di sessant’anni di letteratura, arte, costume, musica, cinema e fotografia.

Alberto Flores d'Arcais

“Ho fatto un mestiere che non esiste più, legato al giornale di carta nato alla fine dell’Ottocento. Oggi i ritmi frenetici dell’online non consentono più quei tempi vuoti che mi hanno permesso di leggere, di studiare, di entrare ogni volta in una storia diversa”. Di Bernardo Valli i lettori dei giornali degli ultimi sei decenni (che lo hanno eletto idealmente a ‘principe degli inviati’) ricordano soprattutto i suoi grandi reportage internazionali, dalla guerra civile in Congo alla rivoluzione castrista a Cuba, dall’indipendenza dell’Algeria al Vietnam, dall’India alla Cina, dall’Iran al Medio Oriente, dalla caduta del Muro alle guerre dei Balcani.
Il suo ultimo libro (Se guardo altrove, edizioni Ventanas) ci offre un Valli che pochi conoscono, una corposa antologia (quasi 600 pagine) di articoli, interviste e racconti culturali (scritti per Il Giorno, il Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa) in cui la letteratura fa la parte del leone. Intervistato nella prefazione da Simonetta Fiori, il grande inviato si definisce un lettore “onnivoro, appassionato e disordinato”, un lettore “primitivo” la cui curiosità per la letteratura è andata crescendo parallelamente al suo lavoro di inviato in ogni angolo del mondo (“leggere Musil in Thailandia o Tolstoj nel mio bungalow di Singapore è stata una esperienza formidabile”).
La raccolta di articoli si apre il 3 settembre 1962 (Valli lavorava a Il Giorno) con il ritratto spedito da un piccolo paese della Calabria di Lorenzo Calogero, “il poeta della nevrosi calabrese” morto prima che i suoi versi diventassero conosciuti. Da lì le pagine si distendono a centinaia, quasi fossero un solo lunghissimo racconto di un’epoca durata più di mezzo secolo.
Ed ecco che il grande inviato ci porta con lui a visitare famosi musei (al Prado, per le “immortali streghe” di Goya), ci fa entrare nel mondo di famosi scrittori (Rabelais, Dumas, Graham Greene, Georges Simenon, George Bernanos, Albert Camus, V.S.Naipaul), di straordinari artisti (Cézanne, il “pittore che non sapeva disegnare”, i “colori di Pollock” al Beaubourg), di filosofi e musicisti, di registi ed attori.
Un lungo viaggio lontano dalle guerre e dai conflitti in ogni angolo del mondo che negli stessi decenni ha saputo raccontare mirabilmente nei suoi lunghi reportage, nelle interviste con i protagonisti della Storia di mezzo secolo, nei ritratti dei potenti come in quelli degli indifesi, nelle sue accurate analisi. È il Bernardo Valli che ci mostra il suo volto più colto, quello meno conosciuto dai suoi lettori.
Ho avuto la fortuna di conoscere Bernardo agli inizi del mio lavoro di giornalista, ho avuto il privilegio di lavorare per decenni a stretto contatto con lui, in qualche occasione sono stato accanto a lui sul campo. Poco importa se ci trovassimo a Gerusalemme o a Bengasi, a Berlino, a Tunisi o nella sua casa di Parigi alle pendici di Montmartre. Ogni luogo era il posto giusto per lunghe passeggiate serali, una volta finito il lavoro, che finivano inevitabilmente a notte fonda. Con lui che raccontava – quasi fosse una favola – storie e aneddoti di vita vissuta, di luoghi lontani e mitici, di quei tanti personaggi da romanzo o da cronaca nera che aveva incontrato nella sua vita.
In questa libro – curato con amore dalla moglie Laura Putti e dall’amica Marina d’Amico – scopriamo articoli della sua carriera straordinaria che pochi conoscono, troviamo una cultura raffinata, una vera e propria antologia di sessant’anni di letteratura, arte, costume, musica, cinema e fotografia. Entriamo nella casa di Jean Paul Sartre che sta diventando cieco con un bellissimo incipit (“L’occhio destro si spense molto presto. Sartre aveva tre anni. Non aveva ancora scoperto l’universo”); ci fa conoscere il gangster filosofo Pierre Goldman (“l’Al Capone del gauchisme”) nelle vie di Parigi; riesce ad incontrare Graham Greene solo perché il celebre scrittore pensava fosse il fratello di Alida Valli; va ad intervistare Claude Lévi-Strauss e al grande antropologo chiede cosa pensa dell’Euro; si appassiona ai gialli scandinavi e alla trilogia  Millennium (“Ho dunque passato una settimana intensa, appassionante, con Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist, i due eroi di Stieg Larsson”).
Sono solo pochissimi esempi scelti tra più di cento articoli, che valgono la pena (tutti) di essere letti. Leggendoli come fosse un solo diario-romanzo lungo settanta anni.    



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