Zhang, l’uomo che cambiò l’impresa cinese con un martello

Categorie: Mondo

La storia di Zhang Ruimin, e di come convinse i suoi sfiduciati operai a farsi inventori di ciò che producevano.

Qīng dǎo diàn bīng xiāng gōng sī  (青岛电冰箱公司) è il vecchio, allampanato nome di una rinomata multinazionale specializzata nella produzione di elettrodomestici ed elettronica di consumo, la Haier (海尔), che ha sede in una città che i frequentatori di ristoranti cinesi associano subito ad un marchio di birre, Tsingtao, sul Mar Giallo.



Un bel giorno, come racconta Simone Pieranni in Tecnocina. Storia della tecnologia cinese dal 1949 a oggi (Add, 2023),  il suo direttore, Zhang Ruimin, esasperato dall’ennesima lamentela,  raduna tutti gli operai in un cortile dello stabilimento e, armato di martello, comincia a fare a pezzi 76 frigoriferi scadenti.

Quell’uomo è nato in un’altra città dello Shandong, Laizhou, ed è esattamente quello che Henry Clay avrebbe definito un self made man: figlio di operai di una fabbrica tessile di  Tsingtao, dopo gli studi superiori, è costretto a rinunciare all’università a causa della Rivoluzione Culturale. Si impiega a sua volta come operaio nella medesima fabbrica tessile e, nel frattempo, coltiva da autodidatta il suo amore per la saggistica e la letteratura di tutto il mondo, da Ĉhecov a Sun Tzu. Nel 1980 viene promosso dapprima caporeparto, poi supervisore e infine direttore della fabbrica. Due anni dopo, viene nominato direttore della suddetta  Qīng dǎo diàn bīng xiāng gōng sī, un’azienda statale di elettrodomestici vicina al fallimento. Come racconterà Zhang stesso ai microfoni della BBC: «Il lavoro cominciava alle 8 del mattino, ma se fossi entrato in fabbrica alle 9 e avessi lanciato una bomba a mano non avrei ucciso nessuno, perché a quell’ora se n’erano già andati tutti a casa. Nessuno aveva fiducia. Gli operai non venivano pagati da mesi, il primo giorno che sono arrivato, ho ricevuto 51 lettere di dimissioni su un organico di 800 persone, tutti volevano mollare». Jin Cheng su Management and Organization Review del dicembre 2016 racconta: «All’epoca un frigorifero costava l’equivalente di circa due anni del salario di un lavoratore ordinario e Zhang vedeva la missione di quella fabbrica non solo nel creare profitto, ma nel raggiungere l’eccellenza e servire la nazione». Per riassestare il bilancio e innestare nuovo capitale e tecnologie, Zhang fa avviare una partnership industriale con la Liebherr-Hausgeräte, da cui nascerà Quingdao-Liebherr e, dal 1991, la Haier Group Corporation, il cui secondo emblema sarà proprio un martello. Il nome è preso dalle ultime due sillabe della traslitterazione cinese di Liebherr, che in cinese suona come un sagace gioco di parole:  hai e er, che significa letteralmente «tu sei il mare». Nella cultura cinese, quest’ultimo è simbolo di apertura, inclusione ed umiltà. E difatti, Zhang scriverà un libro dal titolo Haier è il mare, che diventerà un vero e proprio manuale di gestione aziendale in cui molte imprese troveranno un proprio punto di riferimento.



Dopo le martellate, Zhang comincia a mettere in riga gli operai partendo dai fondamentali: fa affiggere alle pareti dei cartelli che intimano ai dipendenti di non orinare e defecare all’interno dei locali. Decide che, da quel momento, ogni frigorifero recherà il nome e il cognome dell’operaio che l’ha realizzato.

Suddivide l’impresa in team autogestiti, in cui ogni dipendente ha il diritto/dovere di proporre una propria idea di elettrodomestico o una delle sue caratteristiche, esaminando le recensioni dei clienti e le informazioni di mercato, che a fine anni ’90 arriveranno anche dalla rete. In soldoni, la direzione fornisce il beneplacito, il dipendente diventa capo di una squadra responsabile della produzione e tutti i partecipanti del team ottengono una quota dei profitti. È un meccanismo che responsabilizza, stimola la creatività, l’innovazione e soprattutto la comprensione delle esigenze di mercato. È una struttura gerarchica, che sa essere snella, un bel piatto di capitalismo speziato con un pizzico di socialismo. È il 1985 e il successo di Haier e di quella strana miscela finirà per rappresentare tutto il miracolo economico cinese.







CREDITI FOTO: World Economic Forum / Sikarin Thanachaiary  by Flickr